Innovazione, Risorse Umane, Sport: cambiare il mondo con un click!

Capire – discutere – scoprire – immaginare – sognare


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Cari genitori,

mi rivolgo a voi in quanto esseri adulti, razionali e con la testa ben piantata sulle spalle. Preferisco essere proprio io a dirvelo, con cognizione di causa e prima che lo scopriate sulla vostra pelle: la pallavolo è lo sport più pericoloso che esista.
Vi hanno ingannato per anni con la storia della rete, della mancanza di contatto fisico, del fair play. Ci siamo cascati tutti, io per primo, il rischio è molto più profondo subdolo. Prima di tutto questa cosa del passaggio… In un mondo dove il campione è colui che risolve le partite da solo, la pallavolo, cosa si inventa? Se uno ferma la palla o cerca di controllarla toccandola due volte consecutivamente, l’arbitro fischia il fallo e gli avversari fanno il punto. Diabolico ed antistorico: il passaggio come gesto obbligatorio per regolamento in un mondo che insegna a tenersi strette le proprie cose, i propri privilegi, i propri sogni, i propri obiettivi. Poi quella antipatica necessità di muoversi in tanti in uno spazio molto piccolo. Anzi lo spazio più piccolo di tutti gli sport di squadra! 81 metri quadrati appena… Accidenti, ci mettiamo tanto ad insegnare ai nostri figli di girare al largo da certa gentaglia, a cibarsi di individualismo (perché è risaputo che chi fa da sé fa per tre), a tenersi distanti da quelli un po’ troppo diversi e poi li vediamo tutti ammassati in pochi metri quadrati, a dover muoversi in maniera dannatamente sincronica, rispettando ruoli precisi, addirittura (orrore) scambiandosi ‘cinque’ in continuazione.
Non c’è nessuno che può schiacciare se non c’è un altro che alza, nessuno che può alzare se non c’è un altro che ha ricevuto la battuta avversaria. Una fastidiosa interdipendenza che tanto è fondamentale per lo sviluppo del gioco che rappresenta una perfetta antitesi del concetto con cui noi siamo cresciuti e che si fondava sulla legge: ‘La palla è mia e qui non gioca più nessuno’. Infine ci si mette anche il punteggio e il suo continuo riazzeramento alla fine di ogni set. Ovvero, pensateci: hai fatto tutto benissimo e hai vinto il primo set? Devi ricominciare da capo nel secondo. Devi ritrovare energia, motivazioni, qualità tecniche e morali. Quello che hai fatto prima (anche se era perfetto) non basta più, devi rimetterlo in gioco. Viceversa, hai perso il set precedente? Hai una nuova oggettiva opportunità di ricominciare da capo. Assolutamente inaccettabile per noi adulti che lottiamo per tutta la vita per costruire la nostra zona di comfort dalla quale, una volta che ci caschiamo dentro, guai al mondo di pensare di uscire. Insomma questa pallavolo dove la squadra conta cento volte più del singolo, dove i propri sogni individuali non possono che essere realizzati attraverso la squadra, dove sei chiamato a rimettere in gioco sempre ed inevitabilmente quello che hai fatto, diciamocelo chiaramente, è uno sport da sovversivi! Potrebbe far crescere migliaia di ragazzi e ragazze che credono nella forza e nella bellezza della squadra, del collettivo e della comunità. Non vorrete correre questo rischio, vero? Anche perché, vi avviso, se deciderete di farlo… non tornerete più indietro.

Mauro-BerrutoMauro Berruto
Commissario Tecnico della nazionale maschile di pallavolo

Questo articolo non parla solo di quanto sia bello lo sport che amo, ma anche dei valori che porta in dota, in forte contrasto con la realtà che ci circondo, ogni giorno. Credo che Berruto sia un grande amabsciatori non solo della pallavolo, ma in generale di valori forti come la lealtà, la cooperazione e la costanza in quello che fai.


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Il terzo tempo in azienda

Uno degli sport in più grande ascesa nell’ambito italiano è sicuramente il rugby. Questa disciplina ha sottratto negli ultimi anni tantissima visibilità ad altri sport di squadra secondari nel nostro paese, come la pallavolo o il basket. Il motivo da ricercare è nei forti valori che vengono espressi in questa attività, valori sia fisici che morali: grande lealtà, tempra, carisma, voglia di vincere ma sempre in maniera corretta. Per praticare questo sport c’è bisogno di grande fisicità, forza e resistenza. Tutte queste caratteristiche, unite al fatto di essere uno sport molto internazionale (i primi grandi giocatori italiani sono stati effettivamente naturalizzati, tendenza questa poi seguita da altri sport più conosciuti con alterne polemiche) hanno reso questa disciplina sempre più seguita, sia negli stadi, specialmente la nazionale, sia dal pubblico televisivo.

Personalmente non sono un amante di questo sport da un punto di vista dello spettacolo che offre: tante pause, regole che tuttora mi sfuggono (probabilmente non mi sono neanche mai troppo applicato), troppo contatto fisico (per un nativo della pallavolo questo è veramente TROPPO contatto fisico!). Tuttavia ne apprezzo enormemente la sportività, propria dello Sport con la S maiuscola, praticato da Uomini con la U maiuscola. In particolare trovo affascinante il concetto di terzo tempo: alla fine della partita, comunque sia finita, le due squadre contendenti si ritrovano a festeggiare con i propri tifosi, con cibo e bevande (tanta tanta birra) per tutti.

Trovo questo insegnamento bellissimo e applicabile all’interno di una realtà aziendale. Traggo in particolare questi due spunti:

  1. La cultura del festeggiamento. Celebrare i risultati deve far parte di una qualsiasi azienda, per far sentire i dipendenti uniti e forti verso un unico obiettivo comune. Molte aziende non identificano questo valore come importante e pensano che un’email o un riconoscimento, anche economico, sia sufficiente. In realtà permettere alle persone di celebrare per quanto hanno lavorato e quindi ottenuto, condividendo insieme non solo il lavoro ma anche la festa, crea un momento di forte unione e identificazione verso il brand. Fa sì che i propri dipendenti si divertano e che riconoscano quindi valore nella fatica del lavoro. In definitiva è un forte driver di employer branding interno.
  2. La cultura della sconfitta e del nemico vinto. Nel terzo tempo del rugby anche l’avversario è invitato al festeggiamento, perché tutto ciò che concerne la partita è finito con il fischio dell’arbitro, senza strascichi ne’ polemiche. In azienda spesso ci si ritrova a confrontarsi per far emergere le proprie idee rispetto a quelle di un collega. In palio ci sono di sovente visibilità o una promozione e quindi si fa di tutto per poter raggiungere l’obiettivo. Tuttavia solo una persona ce la può fare ed è importante per chi ha “perso” riconoscere il valore del vincitore, imparare e tornare più preparato la volta successiva. Per chi ha “vinto” è invece giusto dare valore a coloro i quali hanno duellato fino all’ultimo e per quanto possibile cercare di portare un clima sereno nell’ufficio sin dal giorno dopo cercando di valorizzare anche le persone uscite sconfitte.

E’ facile tutto questo? Credo di no, ma credo anche che ne possa valere la pena, voi che ne dite?


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Prologo

Eccoci ad iniziare questa nuova avventura, un blog. A dire il vero non è il primo che gestisco di persona (è il secondo). L’altro, chiuso qualche anno fa era di carattere molto personale, questo invece voglio impostarlo diversamente.

Per prima cosa sarà in Italiano. Magari verranno condivisi contenuti anche in Inglese (non vorrei lanciarmi su altre lingue meno conosciute) ma i pensieri, riflessioni ed idee saranno in Italiano. Questo perché voglio che sia uno spazio pensato per l’Italia e per coloro i quali vorranno condividere con me questa esperienza nel nostro Paese.

Un blog pensato per mettere insieme 3 argomenti totalmente lontani che invece hanno tanto da insegnare l’uno all’altro e per i quali ho una passione sfrenata: Risorse Umane (il mio lavoro), lo sport (il mio hobby), l’innovazione (la mia visione).
Credo fortemente che l’ambito Risorse Umane e lo Sport abbiano tante connessioni, analogie che vorrei scoprire e sviscerare, cercare di capire come l’uno possa imparare dall’altro e viceversa. L’innovazione invece deve essere non solo l’obiettivio di entrambi questi ambiti ma di tutte le attività in tutti i settori: innovare, ridisegnare, sognare.

Ho deciso di lanciarmi su questi tre argomenti anche perché penso di essere in un posto di osservazione privilegiato come LinkedIn che mi permette di vedere come stia cambiando il mondo delle risorse umane, ma in generale nuovi trend riguardanti i social media e l’ambito mobile delle nostre vite. In ho una naturale propensione per gli sport (propensione intesa come passione, più che come effettiva bravura) in quanto pratico da una vita pallavolo, sci e beach volley. Inoltre da buon Italiano mi tengo aggiornato su calcio, basket e tennis. Credo che ogni sport possa insegnarcil’innovazione, sia nelle regole (la pallavolo ha cambiato totalmente pelle negli ultimi 15 anni) sia nelle tecnologie (avete presente gli sci 20 anni fa????), tanto da rendere alcuni ambiti pura eccellenza nell’avanguardia tecnologica (Formula 1, Vela).

Insomma, questo vuole essere uno spazio in cui potremo parlare insieme di tante cose, spero di riuscire a coinvolgere quante più persone possibili ma soprattutto vorrei interessarvi e imparare da voi. Questo è il primo passo, ma si sà, ogni grande viaggio inizia con un piccolo primo passo, nella giusta direzione.